Perché
scrivere un dizionario italiano aretino e non aretino italiano? Ci sono buone
motivazioni. Dopo la grande povertà del secondo dopoguerra si è avuto il boom
economioco che ha portato anche nelle nostre zone un notevole aumento della
ricchezza. Chi non ricorda le grandi aziende come il Fabbricone, la Gori e
Zucchi, la Lebole, la Giole che davano lavoro a
migliaia e migliaia di lavoratori? La conseguenza immediata di un più
alto tenore di vita è stata la frenetica corsa alla scolarizzazione, tanto che
oggi la stragrande maggioranza degli aretini è almeno diplomata, se non laureata.
Tutto ciò è però avvenuto a scapito del dialetto. Gli insegnanti infatti
correggono sia gli errori di pronuncia che quelli vernacolari. Chi tra le
giovani generazioni ha mai sentito vocaboli come marrena, mitule, gumea,
birigianghela di cui ignora completamente il significato? Ecco allora la
necessità di un dizioario che permetta a chi è spinto da curiosità e ama il
suo dialetto di risalire dalla parola italiana, che certamente conosce, a
quela aretina che gli è del tutto sconosciuta.
Questo
dizionarietto comprende le parole di uso comune che presentano differenze
fonetiche o morfologiche rispetto all’italiano. A questo scopo è stata indicata la corretta pronuncia vernacolare di tutti i vocaboli e, dove occorre,
sono stati fatti anche esempi esplicativi. Dove non è indicata la pronuncia si
intende che è identica a quella italiana. Per saperne di più, conoscere i significati più dettagliati delle parole e le etimologie consulta il libro Dialeto aretino II.
A
tutti una buona lettura.
L’autore