giovedì 19 maggio 2016

Introduzione


Perché scrivere un dizionario italiano aretino e non aretino italiano? Ci sono buone motivazioni. Dopo la grande povertà del secondo dopoguerra si è avuto il boom economioco che ha portato anche nelle nostre zone un notevole aumento della ricchezza. Chi non ricorda le grandi aziende come il Fabbricone, la Gori e Zucchi, la Lebole, la Giole che davano lavoro a  migliaia e migliaia di lavoratori? La conseguenza immediata di un più alto tenore di vita è stata la frenetica corsa alla scolarizzazione, tanto che oggi la stragrande maggioranza degli aretini è almeno diplomata, se non laureata. Tutto ciò è però avvenuto a scapito del dialetto. Gli insegnanti infatti correggono sia gli errori di pronuncia che quelli vernacolari. Chi tra le giovani generazioni ha mai sentito vocaboli come marrena, mitule, gumea, birigianghela di cui ignora completamente il significato? Ecco allora la necessità di un dizioario che permetta a chi è spinto da curiosità e ama il suo dialetto di risalire dalla parola italiana, che certamente conosce, a quela aretina che gli è del tutto sconosciuta.
Questo dizionarietto comprende le parole di uso comune che presentano differenze fonetiche o morfologiche rispetto all’italiano. A questo scopo  è stata indicata la corretta    pronuncia vernacolare di tutti i vocaboli e, dove occorre, sono stati fatti anche esempi esplicativi. Dove non è indicata la pronuncia si intende che è identica a quella italiana. Per saperne di più, conoscere i significati più dettagliati delle parole e le etimologie  consulta il libro Dialeto aretino II.

A tutti una buona lettura.
L’autore